Big Bench Project: Grandi Panchine per Grandi Esperienze
Prendi un sabato mattina, fa freddo ma c’è il sole, un sole bellissimo e forte: la giornata è quella giusta per immergersi nelle colline piemontesi, dove i vigneti e i castelli rendono i panorami così unici e la luce è quella giusta per fare qualche foto…..si parte!
Ci facciamo guidare dall’itinerario delle Panchine Giganti. The Big Bench Project di Chris Bangle, trovata geniale di valorizzazione del territorio piemontese e divenuta velocemente un’idea molto trendy per trascorrere alcune ore alla scoperta di panorami mozzafiato. È attraverso gli occhi di un americano che ci facciamo guidare alla scoperta della bellezza del nostro territorio piemontese. Chris Bangle, infatti, è un designer statunitense che ha lavorato nell’ambito automotive: da Ford a Fiat, fino a BMW dove termina la sua brillante carriera in questo settore. Innamorato del territorio piemontese, si trasferisce a vivere con la moglie nelle Langhe, a Clavesana, paese di circa 800 abitanti della provincia di Cuneo, dove fonda la Chris Bangle Associates srl.
Qui, per condividere con gli amici la sensazione di godersi il panorama con gli occhi di un bambino, costruisce nel 2010 la prima Big Bench. Una panchina di grosse dimensioni per ospitare più persone insieme e per far tornare gli adulti un po’ bambini, che si devono arrampicare per potersi sedere e scoprire un pezzo di mondo e che sanno stupirsi e meravigliarsi davanti alla magnificenza della natura. L’iniziativa è piaciuta, altri in altre località hanno seguito questo esempio ed oggi ci sono 59 panchine in tutto, giganti, colorate ed uniche.
Noi vogliamo proprio partire dalla numero 1, la prima, la panchina rossa da cui è iniziato tutto. Lasciamo la città, ci inoltriamo in un primo panorama pianeggiante, per poi arrivare ai paesaggi ben riconoscibili di vigneti e noccioleti e piccoli paesini, ognuno con un proprio castello. Aaaah le Langhe!
Qui la vista delle colline rilassa, il ritmo è lento e lentamente ci arrampichiamo con la nostra auto fino a raggiungere lo studio di design, salutati da un arco con le gambe flesse da un lato e un bellissimo ombrellone colorato dall’altro. Con una brevissima camminata raggiungiamo la mitica panchina rossa, la BIg Bench numero uno: è posizionata sola soletta, di fronte alle Alpi. Seduti di fronte al Monviso, ci perdiamo in pensieri mentre lo sguardo va da un punto all’altro di questo scenario fantastico. Ecco perché la panchina è stata posizionata proprio qui.
Riprendiamo l’auto e ci dirigiamo ancora verso sud: dal finestrino si gode di ottimi scorci, e inviti a degustazioni degli eccellenti vini prodotti nelle aziende agricole che si susseguono in questa zona. A un tratto, un’altra panchina fuori scala: questa volta è blu e gialla: è la Big Bench panchina di Briaglia. La raggiungiamo, ci arrampichiamo, osserviamo e di nuovo, voliamo.
E ora perché non arricchire la nostra gita fuoriporta con un po’ di cultura e arte? Con meno di mezz’ora di auto, raggiungiamo il Santuario di Vicoforte: bellissimo, imponente, elegante con la sua particolare cupola, la più grande a pianta ellittica al mondo. Il santuario è un capolavoro di architettura e arte pittorica: fu costruito a partire da un pilone votivo cinquecentesco raffigurante la Madonna con Bambino, erroneamente colpito da un cacciatore. Questo evento (o forse la leggenda che fosse sgorgato sangue dalla ferita causata dal fucile del cacciatore) fu l’inizio di frequenti pellegrinaggi.
Il Vescovo di Mondovì, mons. Castrucci, in accordo con il duca Carlo Emanuele I di Savoia, decise di far erigere un santuario per accogliere i pellegrini che giungevano per il culto dedicato alla Madonna. In realtà il duca acconsentì e partecipò alla costruzione del tempio perché voleva diventasse il mausoleo della famiglia Savoia (ecco perché oggi troviamo qui le tombe delle salme rimpatriate e tumulate nel 2017, di Vittorio Emanuele III e della moglie Elena del Montenegro), funzione poi assolta dalla settecentesca Basilica di Superga.
La costruzione del santuario iniziò a fine Cinquecento con l’architetto Ascanio Vitozzi, che impresse uno stile manierista al basamento; fu interrotta e successivamente ripresa a inizio Settecento da Francesco Gallo che dietro l’incoraggiamento dell’architetto Juvarra aggiunse tamburo e terminò con la cupola ellittica, tutto in stile barocco. I quattro campanili e la copertura in rame della cupola sono, infine, ottocenteschi. All’interno il santuario vi lascerà a bocca aperta: il soffitto, una superficie enorme, è completamente affrescato a tema unico: la salvezza attraverso Maria (metà Settecento).
Un gioiello artistico, architettonico maestoso e di una bellezza che toglie il fiato.
E dopo design, panorami ed arte, ecco che finalmente possiamo godere delle sensazioni che ci offrono le Langhe anche attraverso il gusto. Un buon pranzo in una trattoria tranquilla: antipasti misti, agnolotti al sugo d’arrosto e spezzatino di cervo, accompagnati da un bicchiere di ottimo vino. Bunet fatto in casa e caffè.
Ripartiamo e sulla via del ritorno facciamo una piccola tappa a Carrù per vedere ancora una panchina gigante e godere del suo panorama. Questa Big Bench è dorata, si trova in una piazza ed è circondata da piccole panchine a misura bambino. Un’idea che ci strappa il sorriso nell’immaginarle tutte piene di bimbi, magari nell’età in cui hanno appena imparato a sedersi autonomamente.
Torniamo a casa arricchiti da tanta bellezza, entusiasti del Big Bench project e felici di poter ripetere esperienze sempre diverse nella nostra meravigliosa e poliedrica regione: il Piemonte.
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3 thoughts on “Big Bench Project: Grandi Panchine per Grandi Esperienze”
Piacevole passeggiata ad occhi chiusi…un invito ad andare veramente a visitare questi luoghi rilassandosi sulle panchine giganti
Grazie Emiliana! Se provi l’itinerario e/o le panchine, raccontaci la tua esperienza!