Il Vino, le pietre e la Sabaudità – parte I
Dal 2014 è sito UNESCO come comune appartenente ai paesaggi vitivinicoli del Piemonte, e dal 2018 è entrato a far parte dei borghi più belli d’Italia, le produzioni di vino DOC della zona sono conosciute in tutta Italia e si stanno facendo strada all’estero, ma se andate a Cella Monte, piccolo paese di poco più di cinquecento abitanti sulle colline del Basso Monferrato, non troverete nulla di turistico o di autocelebrativo.
Troverete, invece, tutta la genuinità di un villaggio che sembra cristallizzato in un tempo inesistente: pochissime auto, il ritmo lento della collina, la rilassatezza dei panorami offerti dai vigneti. Anche i colori qui sono rilassanti, dimenticatevi i colori sgargianti della cappella del Barolo delle Langhe (di cui abbiamo parlato qui), nessun colore accecante, qui sarete colpiti dall’uniformità degli edifici tutti con una colorazione che va dal bianco al panna al giallino: un’eleganza d’altri tempi.
Cella Monte deve questa caratteristica al materiale utilizzato per l’edilizia, che era il materiale più disponibile storicamente in tutta questa parte di Monferrato: la preia da cantun (in dialetto piemontese oggi tradotta in italiano in pietra da cantoni). Si tratta in realtà della famosa pietra d’angolo o angolare, che veniva utilizzata in edilizia in grossi blocchi per fare il fondamento e gli angoli degli edifici e che garantiva la stabilità degli stessi. Le colline del Monferrato sono costituite da roccia arenaria che si è stratificata in milioni e milioni di anni in alterni momenti di sommersione ed emersione dalle acque, durante quei periodi geologici in cui la Pianura Padana era ancora completamente occupata dal mare.
Il risultato è questa pietra pesante e friabile che nei millenni ha conservato la memoria del passato marino di quest’area e la mostra ancora oggi con qualche fossile di conchiglia incastonato nei muri delle case e degli edifici di Cella Monte: un tocco esotico in un paesaggio collinare; un unicum assoluto! Forse fu per accompagnare questa nota esotica che un botanico residente a Cella Monte durante l’Ottocento iniziò la coltivazione di palme ornamentali, che oggi infatti decorano l’intero villaggio: una contaminazione con un ottimo effetto estetico!
Nonsolo: a rendere unici questi 9 comuni del Basso Monferrato, tra cui Cella Monte, tanto da farli diventare siti UNESCO, è il fatto che a partire dalla seconda metà del Settecento, quando si inizia ad imbottigliare il vino grazie ai diminuiti costi di produzione delle bottiglie di vetro, nelle case dei monferrini iniziano a comparire gli infernot.
La coltivazione della vite è da sempre stata praticata in Monferrato, e ogni famiglia aveva una propria produzione di vino che consumava durante l’anno, e così di vendemmia in vendemmia. Nel momento in cui compaiono le bottiglie, si inizia a conservare il vino migliore o di annate particolari con un’intuizione geniale: la pietra da cantoni di cui è fatto il sottosuolo è ottima perché conserva una temperatura ed un’umidità costanti.
Così, semplici contadini, vignaioli e cavatori si trasformano in scultori e scalpellini e, iniziando dalle loro cantine, scavano in profondità per ottenere dei vani dove conservare le bottiglie migliori. Nascono così gli infernot, dei locali sotterranei, ottenuti per sottrazione di materiali fino a raggiungere la forma e lo stile desiderati. Molti infernot hanno nicchie lungo le pareti per accogliere le bottiglie e al centro anche un tavolo, sempre ottenuto dal pieno, un po’ come le opere scolpite da Michelangelo. Per conservare la memoria di questa unicità e darne visibilità ai turisti, nel 2003 a Cella Monte è stato istituito l’Ecomuseo della pietra da cantoni, dove è possibile visitare un interessantissimo infernot.
Visitando gli infernot è impressionante pensare che furono realizzati da persone comuni, semplici, che durante la bella stagione si dedicavano al duro lavoro dei campi, o delle vigne, o delle cave, ma che d’inverno, periodo in cui la terra riposa e c’è meno lavoro, si impegnavano in quella che oggi sarebbe una grande opera. Gli infernot, oltre ad essere delle opere d’arte popolare, ci consegnano una forte ed importante testimonianza del carattere monferrino, un’immersione ad occhi chiusi nell’antropologia dell’ambiente collinare piemontese.
Qui troverete quella che viene definita la sabaudità, o meglio ancora direi la piemontesità, (visto che il Monferrato diventa Sabaudo solo dal 1713): quella modestia quasi cocciuta, quell’operosità perfetta e silenziosa, che offre servizi con tanta gentilezza e professionalità da suscitare il sospetto, in chi non è capace di tanta bellezza.
Possiamo sembrare un po’ freddi, scostanti, noi piemontesi, ma siamo solo riservati e un po’ seri, troppo concreti ed operosi per “perdere tempo” in tante cerimonie.
Ma non è tutto! La storia continua nella parte II…
Info Utili:
Ecomuseo della Pietra da Cantoni (Infernot)
Indirizzo: Via Circonvallazione, 15034 Cella Monte AL
Telefono: +39 0142 488161
Orari: Visite su prenotazione
– Visite infernot dell’Ecomuseo: Agosto domenica ore 10 – 12. Chiuso il giorno 15
– Prenota visita: Visite in altri giorni
[contentcards url=”https://www.ecomuseopietracantoni.it/”]
Dove dormire
Per le migliori offerte per hotel, appartamenti e bed & breakfast a Cella Monte e dintorni cliccate qui.
[the_ad id=”5423″]
Seguici ovunque!
Se questo articolo ti è piaciuto, iscriviti al nostro Canale YouTube per vedere tutti i nostri video tours. Ci trovi anche su Facebook e Instagram.
Torino fai da te eBook – l’unica guida scritta da una guida
Un tour completo per girare in libertà, con mappe e suggerimenti per vivere la città come uno del posto, dove mangiare e cosa non perdere.
Un’amica torinese esperta, tutta per te, sul tuo smartphone!